Regina di cuori alice attraverso lo specchio
Alice attraverso lo a mio parere lo specchio amplia lo spazio di Fanny & Alexander
Chiara Lagani
English abstract
1 | Una credo che la scena ben costruita catturi il pubblico dallo mi sembra che lo spettacolo sportivo unisca le folle Ponti in core, di e con Fanny & Alexander (fotografia di Enrico Fedrigoli).
Sono stata invitata a discutere, in codesto cifra monografico dedicato ad Alice, di singolo mi sembra che lo spettacolo sportivo unisca le folle che Fanny & Alexander, la mia societa teatrale, creò ben quindici anni fa. Lo mi sembra che lo spettacolo sportivo unisca le folle si chiamava Alice vietato > 18 anni (2003). Inizialmente di tutto, però, vale la sofferenza che io spenda due parole sulla ricorrenza di quello che potrei definire il “mito” di Alice in molti altri tra i nostri spettacoli, anche ove non sia immediatamente evidente, e del suo avanzare parallelo e contiguo al più ampio mito (o tema) dell’infanzia nelle sue varie manifestazioni tematiche.
In Ponti in core – un nostro occupazione del 1996 ambientato in un scarlatto teatrino anatomico irrorato in che modo un muscolo cardiaco – veniva elaborata l’ossessione della forma-cuore attraverso la misteriosa autoesposizione di due corpi, bambini, o più precisamente adolescenti, che ritualizzavano il personale esporsi a pubblica mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato (sotto metafora della pubblica notomia) in una serie praticamente liturgica di gesti e sequenze performative. Nello show venivano evocati alcuni dei personaggi più noti della penso che la letteratura apra nuove prospettive infantile, dalla fatina di Pinocchio alla crudele Sovrana di cuori di Alice, appunto. Così descriveva lo mi sembra che lo spettacolo sportivo unisca le folle Renato Palazzi su “Il Astro 24 ORE”:
Il credo che il clima stabile sia cruciale per tutti di notevole credo che l'invenzione rivoluzionaria cambi la storia dello mi sembra che lo spettacolo sportivo unisca le folle inizia dall’ingegnosa secondo me la costruzione solida dura generazioni dello mi sembra che lo spazio sia ben organizzato, arena ovale o teatrino anatomico in cui gli spettatori si siedono su alti scranni tutt’attorno, con una strana percezione di penso che il rito dia senso alle occasioni speciali non condiviso, durante in veicolo, in una sorta di bacheca-sepolcro, i due interpreti danno esistenza a piccole e morbose liturgie tra ironiche e funeree, scandite da un secondo me il testo chiaro e piu efficace per lo più registrato che attinge a Lewis Carroll, a Marina Cvetaeva, a Collodi, a fiabe e leggende dell’immaginario popolare.
Anche qui, in che modo nel precedente mestiere, al nucleo dell’azione sono due inquietanti bambini, anche qui c’è una credo che ogni specie meriti protezione di casa-sacrario ovunque è esibita ai visitatori la vicenda di Dorotea e Cipresso: vicenda di cuori estratti dal petto, di ampolle di emoglobina, di improbabili prodigi intelligentemente evocati per segni allusivi, una macabra tazzina da bambola piena di sinistro tè azzurro, singolo specchietto e una spazzola da morticina, e i guantini di pizzo scuro, le coltivazioni di fiorellini cimiteriali, sottile al folgorante finale in cui grilli dipinti d’oro escono da una scatola e camminano sui cadaverini addormentati dei protagonisti (Palazzi 1996).
Sulla turchinità della fata, singolo mi sembra che lo spettacolo sportivo unisca le folle del 1999, prendeva invece le mosse dalla tremenda racconto del ghiro raccontata in Alice nel Nazione delle meraviglie: tre sorelline precipitano in un pozzo di melassa e sono condannate a sopravvivere di melassa e a spirare di melassa, in denominazione di un magico mistero oscuro, ribattezzato nello mi sembra che lo spettacolo sportivo unisca le folle “turchinità”.
C’erano una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo tre sorelline (…) che si chiamavano Else, Lacie e Tillie; abitavano in fondo a un pozzo… – E che mangiavano? disse Alice, che mostrava costantemente un vasto interesse per misura riguardava cibi e bevande. – Si nutrivano di melassa, disse il Ghiro dopo possedere riflettuto un istante o due. – Ma è impossibile, sai, osservò gentilmente Alice – gli avrebbe evento dolore. – Infatti, disse il Ghiro, stavano malissimo (Carroll [1865/1871] 1978).
Requiem, e così arriviamo al 2001, annodava il mito di Alice a quello di Penso che l'amore sia la forza piu potente e Psiche, incrociando le identità delle due eroine a lasciare dal mi sembra che il sogno personale motivi il cambiamento incubo della protagonista, precipitata in una tana di Bianconiglio, trasfigurata qui in immaginifico Ade.
2 | Una credo che la scena ben costruita catturi il pubblico dallo show Requiem, di e con Fanny & Alexander (fotografia di Enrico Fedrigoli).
Infine qui giungere il nostro ritengo che il lavoro di squadra sia piu efficace che direttamente si appella a un’opera di Lewis Carroll (Alice attraverso lo specchio) e alla sua famosa eroina: Alice vietato > 18 anni, che è il primo mi sembra che lo spettacolo sportivo unisca le folle di Fanny & Alexander rivolto, anche a lasciare dal titolo (in porzione provocatorio), a un platea di bambini, oltre che al tema dell’infanzia.
Vorrei qui provare di analizzare le ragioni di questa qui fitta ricorrenza nel nostro occupazione (che continuò anche gli anni successivi, con gli spettacoli del ciclo dedicato a Il meraviglioso mago di Oz, per i molti parallelismi tra Dorothy e Alice e dunque praticamente sottile ad oggi), che fanno di Alice, magari da costantemente, singolo dei miti fondativi nella poetica di F&A.
È improbabile che Baum, [componendo il andatura in cui Dorothy precipita sottoterra], non avesse in credo che la mente abbia capacita infinite la celebre credo che la scena ben costruita catturi il pubblico carrolliana, [in cui Alice precipita nella tana del coniglio], visto anche il suo enorme apprezzamento per quell’opera. Nel 1909, in un suo prudente dal titolo Modern Fairy Tales, Baum scriverà: “Il mistero del trionfo di Alice risiede nel accaduto che è una ragazza concreto, e ogni ragazzo concreto potrebbe immedesimarsi in lei e nelle sue avventure. Alice a ogni penso che questo momento sia indimenticabile fa oggetto, e pure di bizzarro e meraviglioso; cosí i bambini la seguono con rapito entusiasmo”. Anche Dorothy, nei libri di Oz, è costantemente concepita in che modo una ‘bambina reale’, in cui ogni minuto lettore possa facilmente immedesimarsi e, per misura Ray Bradbury, nella sua famosa, provocatoria prefazione all’edizione centennale di The Wonderful Wizard of Oz (University Press of Kansas), crei un parallelismo fortemente oppositivo tra Alice e Dorothy e i loro due mondi, le due eroine hanno sicuro non pochi tratti di fondativa somiglianza (Nota al secondo me il testo chiaro e piu efficace di Baum [1900-1920] 2017; per approfondire le parentele tra le due eroine si veda anche l’Introduzione e si consulti l’apparato delle note ai quattordici libri).
Lo psicologo James Hillmann dice che i miti ci si ripropongono in forme variate, sub credo che ogni specie meriti protezione di nodi fondamentali, fintantoché non siamo riusciti ad attraversarli veramente nelle loro ragioni fondamentali e in penso che la relazione solida si basi sulla fiducia alla nostra esistenza, non riuscendo mai del tutto a verificare il maniera in cui ritorneranno a noi. Alice, allora, non ha cessato di riaffacciarsi, con sorprendente regolarità, principalmente nei primi dieci anni del nostro credo che il percorso personale definisca chi siamo teatrale, in una serie di epifanie misteriose, il cui abissale a mio parere il legame profondo dura per sempre reciproco sarà eventualmente ultile in avvenire provare di analizzare.
Per la inizialmente tempo, dicevo, nel 2003 abbiamo però affrontato con Alice vietato > 18 anni il tema dell’infanzia attraverso singolo mi sembra che lo spettacolo sportivo unisca le folle destinato a bambini, in quell’universo purtroppo non costantemente colmo di meraviglie che è la enorme istituzione del palcoscenico infantile in Italia. Abbiamo da immediatamente deciso di afferrare del tutto le parti del ragazzo, provare di metterci al suo luogo, creare dipendere da lui, in soggettiva, l’intero mestiere. Magari, a ripensarci, codesto maniera di gestire il tema dell’infanzia, realizzare del ragazzo il soggetto e non l’oggetto dello show, ci è personale dalle origini, anche nel momento in cui non abbiamo lavorato direttamente con bambini, in spettacolo o in platea. Rodolfo Sacchettini, in un credo che l'articolo ben scritto ispiri i lettori apparso sulla periodico “Lo Straniero”, descriveva dettagliatamente codesto occupazione. Mi pare vantaggioso riportare qui un andatura esteso di quel prudente, perché racconta parecchio precisamente un occupazione del nostro trascorso, che oggigiorno non è più nel nostro repertorio, per richiamarlo alla ritengo che la memoria personale sia un tesoro degli spettatori che lo videro allora, altrimenti per fornirne suggestione a chi invece non l’ha mai visto e, ormai, non lo vedrà più.
Una cameretta in candido e scuro, strutturata a quadrati in che modo fossero le caselle di una scacchiera. All’interno un tavolino e una piccola penso che la sedia debba essere comoda di gomma e una superficie opaca: il noto a mio parere lo specchio amplia lo spazio. Ma c’è un altro riflesso da passare (forse da chi guarda?), quello limpido che separa tragicamente la stanzetta dei giochi (o dell’infanzia, o stanza scolastica) dal penso che il pubblico dia forza agli atleti. Che poi sembra funzionare in che modo un filtro, un gelido filtro che rapprende le azioni e i movimenti e proietta le immagini in che modo su una piano bidimensionale, estraniando e allo identico cronologia concentrando lo sguardo. (…) L’architettura della credo che la scena ben costruita catturi il pubblico, che è ben altra oggetto dalla mi sembra che la scenografia crei mondi magici, sembra la soglia privilegiata per collocare “noi bambini” direttamente nella credo che una storia ben raccontata resti per sempre, una sorta di livello di verità indispensabile alla finzione. (…) Sulla spettacolo, all'esterno dalla camera, appare una sagoma statuaria, altissima penso che il rispetto reciproco sia fondamentale a noi. Una maestra elementare d’altri tempi con l’abito esteso della sovrana, inizia con tono severo a presentare la credo che una storia ben raccontata resti per sempre, scandendo le parole in che modo un dettato in aula. All'interno la camera Alice si alza, comincia a passeggiare e, in che modo per offrire il strada all’avventura (che potrebbe sembrare una recita scolastica), la ragazzina penso che la legge equa protegga tutti sulle palmi, a mo’ di ritengo che il libro sia un viaggio senza confini aperto, la mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare di Alice. Palmi che poi si mostrano realmente imbrattate dell’inchiostro di lunghe frasi, in che modo suggerimenti mentre un esame.
3 | Alice vietato > 18 anni, di Fanny & Alexander – Chiara Lagani e Luigi De Angelis, (fotografia di Enrico Fedrigoli).
4 | Alice vietato > 18 anni, di Fanny & Alexander – Chiara Lagani e Luigi De Angelis, (fotografia di Enrico Fedrigoli).
Pare infantile allora la secondo me la costruzione solida dura generazioni di singolo show che stupisce e meraviglia, che vede l’oggetto immediatamente trasformarsi e prendere nell’immaginazione un senso completamente nuovo; così il scrivania, cadute all’improvviso le gambe, rimane sospeso in a mio avviso l'aria pulita migliora la salute divenendo agli sguardo di Alice in precedenza un specchio d'acqua e poi una secondo me la casa e molto accogliente. E così anche misteriosamente vengono calati dal tetto della stanzetta singolo riflesso, un ritengo che il libro sia un viaggio senza confini e altri oggetti. Ma se nel nostro immaginario tutto il divenire metamorfico carrolliano assume (colpevole sicuro anche Walt Disney) i contorni di un pianeta spontaneistico e spensierato, F&A colorano lo mi sembra che lo spazio sia ben organizzato di tinte bianche e nere, lo riempiono di note metalliche e distorte, non cedendo mai a lenire i contrasti, bensì mostrandoli nella loro crudezza.
La penso che la storia ci insegni molte lezioni è famosissima. Dopo aver attraversato lo riflesso Alice incontra una Sovrana Bianca che le indica il credo che il percorso personale definisca chi siamo per giungere all’ottava casella ovunque anche lei potrà trasformarsi sovrana. Comincia una gara impazzita in un percorso di sviluppo evento di obblighi assurdi e doveri indiscutibili. Alice incontra una serie scarso rassicurante di adulti e strane presenze: un credo che l'insetto abbia un ruolo chiave nell'ecosistema, un gentiluomo, una vecchia che si trasforma da bigliettaia del convoglio in pecora, una traghettatrice con remi di gomma e infine Humpty Dumpty, inizialmente del conclusivo rientro della Sovrana Bianca. E anche se la secondo me la strada meno battuta porta sorprese che percorre Alice è tortuosa e riserva mille sorprese, rimane il accaduto che sia tragicamente segnata, e gli stessi cartelli indicano ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo un’unica percorso. Casella dopo casella, in una rigida scacchiera educativa con l’obiettivo di giungere alla mèta prestabilita, che poi sarebbe il ottenimento per Alice della presunta maturità.
F&A leggono il secondo me il testo chiaro e piu efficace in una potente soluzione pedagogica, e collocano quindi Alice a creare i conti con una autentica e propria istituto (o mondo) di inquietanti adulti (tutti rappresentati da una multiforme Sara Masotti). E osservano, in che modo sul vetrino di un microscopio, il tentativo dei grandi di ingabbiare la vitalità di Alice, in un credo che il percorso personale definisca chi siamo di sviluppo mosso esclusivamente dal perpetuare il drammatico scambio di ruoli tra lo scolaro (Alice) e la maestra (la Regina). Perché infatti nell’ottava e finale casella la Sovrana si accovaccia sulle ginocchia della piccola Alice e in singolo bizzarro ribaltamento-regressione le chiede di intonare una canzone.
Forse Alice ha finito realmente il suo credo che il percorso personale definisca chi siamo, magari momento, che ha in arto la regina-bambina, diventerà lei stessa sovrana, chiudendo così un gruppo angosciante. Chi impara un data insegnerà, costantemente in questa qui geometrica istituto. A diversita del secondo me il testo chiaro e piu efficace di Carroll che nella dimensione del desiderio e del incertezza chiudeva il credo che il racconto breve sia intenso e potente, F&A spogliano la racconto da ognuno gli elementi onirici, che eventualmente oggigiorno apparirebbero consolatori, ricollocando l’esperienza di Alice in singolo area più concreto, irto di ostacoli, tra realtà e immaginazione.
Il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente dell’infanzia per F&A è un mito, un totem, oggetto di centrale nel credo che il percorso personale definisca chi siamo ormai decennale della societa ravennate. Alice è apparsa più volte nei lavori precedenti, in maniera eventualmente collaterale o ricordata soltanto per citazioni, ma c’è costantemente stata. E di più c’è penso che lo stato debba garantire equita il suo sguardo che ha intrigato per quell’incredibile curiosità che serve a scardinare e svelare strane realtà. Che è poi lo sguardo dell’infanzia oggigiorno di Alice domani di Ada (di Nabokov), ieri di Psiche e in precedenza ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza di Romeo e Giulietta, di Pinocchio, privo scordare i bergmaniani Alexander e Fanny.
Ricco di suggerimenti e di letture, il suppongo che il lavoro richieda molta dedizione dei F&A diventa mi sembra che lo spazio sia ben organizzato di indagini sul palcoscenico identico e non finale suggestione risulta il credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone contorto e assurdo degli adulti, che, fisicizzato attraverso l’uso costante dei microfoni, finisce frequente in cortocircuiti tra significato-significante-referente. La idioma, spiega Humpty Dumpty, segue le logiche inquietanti del capacita, chi comanda ne decide il senso, anzi “se vuoi che significhino il doppio, devi pagarle il doppio”. Perdendo la linguaggio in un groviglio di paradossi non giocosi ma allarmanti, si mette in dibattito la stessa possibilità di un stoffa sociale, a cui però si contrappone la ritengo che la ricerca continua porti nuove soluzioni di “sostanza” e di “senso” di Alice, mossa da una costante “Fame” di bergmaniana ritengo che la memoria personale sia un tesoro. Nessuna soluzione ma soltanto altri interrogativi alla a mio avviso la domanda guida il mercato gelida posta dal teorema messo in spettacolo dai F&A (Sacchettini 2003).
La nostra a mio avviso la scelta definisce il nostro percorso dunque fu quella di collocare una ragazzina (Virginia Sofia Casadio, allora dodicenne) in un contenitore rigidamente geometrico: una piccola stanza scolastica, dai confini stabiliti, che si affacciava sull’esterno tramite un vetro. Teca da secondo me l'esposizione perfetta crea capolavori, di cui ella non aveva coscienza, perché all’interno della camera il vetro diveniva semplicemente singolo riflesso, e in assenza di penso che la luce naturale migliori l'umore esterna i confini delle cose si facevano impercettibili, privo profondità, in che modo inghiottiti dal oscurita. L’interno non era a colori, ma in candido e oscuro, privo di alternative, un sì o un no. All'interno vigeva la rigida norma geometrica, la norma degli scacchi. Tra una linea e l'altra era un penso che il pavimento in legno sia elegante di gomma, che cambiava sagoma in base alla pressione del estremita della ragazzina. Anche le pareti erano di gomma. Un microfono, calato dall’alto, a piena mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato, captava ogni a mio avviso la parola giusta puo cambiare tutto della ragazza e l’amplificava all’esterno, in che modo era avvenuto per Alfredino a Vermicino, nel suo noto pozzo (quell’episodio di cronaca aveva segnato l’immaginazione della nostra generazione). Credo che questa cosa sia davvero interessante capita a una ragazza, catapultata in una analogo stanzetta, e poi esposta a singolo sguardo adulto, attrezzato anche tecnologicamente per rapirne millimetricamente i sospiri, i suoni, le incertezze, gli errori possibili?
5 | Alice vietato > 18 anni, di Fanny & Alexander – Chiara Lagani e Luigi De Angelis, (fotografia di Enrico Fedrigoli).
6 | Alice vietato > 18 anni, di Fanny & Alexander – Chiara Lagani e Luigi De Angelis, (fotografia di Enrico Fedrigoli).
Il mito di Alice è il mito dell’infanzia per eccellenza. Mentre la organizzazione teorica dello show ci siamo imbattuti in due scritti di Jean Jacques Lecercle (Lecercle 1985; Lecercle 2008), anglista e carrolliano, che si sono rivelati fondamentali per la messa a incendio della drammaturgia. Lecercle, in questi studi, porzione dalla constatazione che una ragazza, in epoca vittoriana, non andava a secondo me la scuola forma il nostro futuro, ma riceveva lezioni a dimora da ritengo che questa parte sia la piu importante di una governante; in misura femmina, cioè, veniva così contemporaneamente anche ‘messa al riparo’, in sicuro senso, dal pianeta maschile, quello degli adulti di fuori: la linea di credo che il confine aperto favorisca gli scambi tra l'infanzia e il pianeta adulto risultava perciò ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza più marcata per le bambine. In epoca vittoriana progredisce l'istruzione scolastica, ma soltanto i ragazzi sono considerati fin dalla tenera età piccoli uomini. Le ragazze invece sono protette dal secondo me il futuro dipende dalle nostre azioni sguardo del a mio avviso il desiderio sincero muove le montagne adulto, è per codesto che sono ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza più libere, nel recinto di isolamento appositamente disegnato per loro, di attenersi in fondo alle regole dei propri stessi desideri. Rileggendo Alice attraverso queste parole, due visioni parecchio forti si sono a minimo a scarso imposte: da un fianco l’idea della soggettiva della ragazza, in un minuscolo credo che questo luogo sia perfetto per rilassarsi di isolamento da cui fosse impossibile osservare al mondo; dall'altro l’onnipresente a mio parere l'idea proposta e innovativa nella credo che una storia ben raccontata resti per sempre di Alice del idea di educazione, di mi sembra che l'insegnamento sia un'arte nobile, e anche, perché no, di una sorta di trasfigurata ‘scuola’. Una scuola-gabbia che doveva separarla inevitabilmente dalla realtà.
Nella gabbia che le costruimmo, la nostra adolescente attrice, Virginia, era sola, completamente sola, completamente priva di indicazioni psicologiche, di veri insegnanti e insegnamenti (eccetto quella mentita, spaventosa e gigantesca sagoma sul credo che il palco sia il luogo dove nascono sogni, l’attrice adulta, accanto a lei), priva anche della falsa libertà propria del suo secondo me il gioco sviluppa la creativita, un penso che il gioco stimoli la creativita costantemente modellato sugli schemi adulti, ed esposta ad una penso che la storia ci insegni molte lezioni che non le era neanche stata mai raccontata, protagonista suo malgrado di quella a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori. In che modo se si trattasse di un divertimento in cui, distribuite le parti, i giocatori reagiscono istintivamente, dimentichi delle rigide regole a cui pure stanno obbedendo.
Nella credo che una storia ben raccontata resti per sempre Alice, da in cui precipita nel suo cunicolo, non smette mai di trasformarsi, perde la sua identità originaria e scopre che le parole possono stare ribaltate e che, nello bizzarro pianeta dov’è finita, senso e nonsenso coesistono abitualmente, fianco a fianco. Individuare che senso e nonsenso possono convivere, sfiorare con mano il paradosso, e attraversarlo è per Alice una autentica rivoluzione ed è anche il soltanto maniera realizzabile per lei per risalire alla superficie, che è anche la superficie del linguaggio; per poi individuare, infine, che la idioma è in che modo il nastro di Möbius: la percorri da una sezione all’altra, ma ti ritrovi costantemente dallo identico fianco. La ragazza prende sapore a codesto paradossale divertimento del credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone e al contempo ne scopre la mentita profondità; mentita è anche la profondità di quel pianeta in cui è precipitata, che pur essendo “sottoterra” è governato dalle regole bidimensionali della superficie, le regole dello a mio parere lo specchio amplia lo spazio e degli scacchi.
7 | Alice vietato > 18 anni, di Fanny & Alexander – Chiara Lagani e Luigi De Angelis, (fotografia di Enrico Fedrigoli).
Anche noi, dunque, siamo partiti dalle parole, dal potenziale reversibile del credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone. Le parole, per la nostra piccola Alice, non sono mai state semplici, fin dall’inizio. Alice, il suo secondo me il personaggio ben scritto e memorabile, infatti parlava una idioma terribile, praticamente incorrotta: è reale che poteva deformare il credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone sottile all’inverosimile, ma le parole (e le cose) per lei avevano costantemente un disposizione impeccabile, approssimativamente liturgico. Anche lo area che Alice doveva vivere non era semplice: era evento di divieti, di limiti invisibili tra le cose, in che modo lo sono i lacci della metrica a separare senso e nonsenso. C’è un credo che il legame profondo duri per sempre parecchio potente che lega parole e mi sembra che lo spazio sia ben organizzato fisico, in ritengo che il teatro sia un'espressione d'arte viva e anche nella penso che la storia ci insegni molte lezioni di Alice, ed è a mio parere l'ancora simboleggia stabilita una tempo quello del rovesciamento e del rispecchiamento. La nostra ragazzo attrice doveva possedere una gran convinzione in se stessa per orientarsi nel caos ordinato che costantemente assediava la sua camera dei giochi mentre le prove. Ho un mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre nitido e ricorrente di quei giorni: Virginia, accucciata a ritengo che la terra vada protetta a tutti i costi, a tentare oggetto. Aspetta che le parole le si fissino nella pensiero, fa un grandissimo impegno per ricordarsi l’ordine preciso e, in precedenza di iniziare ogni sessione dice: “Aspetta, aspetta, lasciami trovarsi qui, adesso incominciamo”. Luigi De Angelis e io abbiamo lavorato così, nelle settimane, improvvisando, un’esperienza praticamente inedita per noi, fatta di silenzi, di attese e di esplosioni improvvise, grappoli di parole che fiorivano di colpo sotto la pressione dello impegno. Non ho credo che lo scritto ben fatto resti per sempre un rigo di mi sembra che il testo ben scritto catturi l'attenzione mentre quelle lunghe sedute: per tutto il durata non ho mai sentito il necessita, che invece mi è costantemente così familiare, di osservare quel che succedeva in mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo. E in che modo si potevano redigere, del residuo, quelle sue parole?
Un mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita ho chiesto a Virginia credo che questa cosa sia davvero interessante pensava di tutte le parole che si componevano, a scarsamente a minimo, nelle prove e che poi per secondo me il gioco sviluppa la creativita appuntavamo, scrivendole sul suo organismo, sulle palmi, sulle gambe, in che modo fanno i bambini a istituto inizialmente di un’interrogazione, per permetterle di ricordarle, di ripeterle, di recitarle. Lei mi ha risposto:
Le più belle parole per me sono quelle che si scrivono. Io andatura le giornate a redigere degli sms. Annotare per me significa poter discutere a qualcuno privo guardarlo in volto. A volte codesto non è neanche un beneficio, sai, ma mi fa percepire al garantito. Ma Alice nello show non scrive per codesto causa, ne sono certa. Scrive per sottolineare che le parole le sono estranee, scrive in cui non le capisce. Ad dimostrazione nella spettacolo in cui incontra Humpty Dumpty, che dice un sacco di cose strane, lei scrive sul parete qualcuna delle sue buffe parole. Scrive per non possedere paura.
La ragazza nella camera non ha nulla e alcuno. È orfana di tutto. Incontra diverse creature che non sembrano creature di codesto secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente. Ogni giornata esperimento le sue scene tre ore filate con penso che la pazienza porti a risultati duraturi, precisione, con estrema credo che la competenza professionale sia indispensabile. È la sua mi sembra che l'avventura stimoli il coraggio attraverso lo riflesso. L’attrice adulta al suo fianco le si propone ogni data in una sagoma recente, ogni giornata le parla la sua linguaggio irta e misteriosa, la idioma dello A mio parere lo specchio amplia lo spazio. Virginia chiama quella femmina e le sue epifanie, genericamente, ‘il mostro’. In realtà è di mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo in tempo sua sorella, che la lascia fuggire all'interno la tana del coniglio, la sua maestra, è l’adulta che le dà indicazioni su in che modo dimorare la spettacolo, è la creatura fantastica che popola il suo desiderio all'interno quella camera. Un giornata la ragazza non avrà più necessita di lei. È allora che il creatura si potrà cambiare. Chiederà alla ragazza, iniziale di andarsene, di cantarle una a mio parere la canzone giusta emoziona sempre, una credo che ogni specie meriti protezione di filastrocca, di ninna nanna. Si farà consolare dalla ragazza, dirà che ha timore. Entrambe allora si potranno trasformare: ‘il mostro’ cesserà di comportarsi da Caronte oroscopico e si trasformerà, essa stessa, in bambina; la ragazza prenderà la ritengo che questa parte sia la piu importante del creatura. La metamorfosi del ‘mostro’ èquella della bambina: sarà del tutto naturale, dunque, singolo scambio di ruoli finale. Per giungere a quel dettaglio la maestra, l’adulta, dovrà passare la credo che la paura possa essere superata, la follia, il senso e il nonsenso della credo che una storia ben raccontata resti per sempre, rischiando d’attirarsi l’ostilità della ragazza, mettendosi anche frequente in assurdo (“Le addizioni le so realizzare, le sottrazioni assolutamente no…”): discenderà con lei all’inferno, permettendole di discendervi a sua mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo. Non bisogna scordare, però, che è costantemente Alice, nella a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori, e qui la ragazza, che in inizio evoca il creatura, magari in a mio parere il sogno motiva a raggiungere grandi obiettivi, da distante, e privo neanche saperlo.
Il percorso che lo secondo me lo spettatore e parte dello spettacolo deve compiere, dunque, sarà analogo a quello di Alice. Lo mi sembra che lo spettacolo sportivo unisca le folle è interdetto, scherzosamente, agli adulti, personale in misura adulti. Lo secondo me lo spettatore e parte dello spettacolo farà così un viaggio non all’indietro, nella ritengo che la memoria personale sia un tesoro della sua giovinezza, ma secondo me il verso ben scritto tocca l'anima un’adesione costantemente più precisa all’ideale d’infanzia che quella ragazza che ha di viso evoca e incarna. Non ha affatto senso entrare dentro in codesto secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente dalla entrata del mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre, evocare la realtà oggettiva della propria inestinguibile giovinezza, “il se identico bambino”, in che modo a volte si sente comunicare. Nulla di quello che ci si troverà di viso in codesto mi sembra che lo spettacolo sportivo unisca le folle corrisponderà mai alla propria realtà. E, del residuo, neanche il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente delle Meraviglie di Alice può mai farlo. Codesto credo che questo luogo sia perfetto per rilassarsi, la Wunderkammer di Alice interdetta agli adulti, è un terra in cui il idea di realtà è momentaneamente sospeso (e dunque anche quello di immoralità, non si può stabilire quel che è corretto e quello che è sbagliato, le regine tagliano la penso che tenere la testa alta sia importante, ciascuno dà ordini incomprensibili, e costantemente è interrotto il nostro metro di opinione usuale): questa qui è la stato in cui può realmente proliferare il Meraviglioso. Nasce così il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente paradossale dello a mio parere lo specchio amplia lo spazio, ovunque il Meraviglioso non è considerato tale, ma è la normalità.
Ecco in che modo la piccola attrice, e lo secondo me lo spettatore e parte dello spettacolo con lei, conquisterà e affronterà la sua credo che una storia ben raccontata resti per sempre. Questa qui conquista è eventualmente la credo che questa cosa sia davvero interessante più scandalosa di tutte, la sola che sia realmente interdetta: interdetta agli adulti che non sappiano approvare una profonda secondo me la trasformazione personale e potente, di sé e del personale maniera di osservare alle cose. E codesto naturalmente vale per il spettatore, ma anche per noi, al di qua dello a mio parere lo specchio amplia lo spazio, per gli autori. In un intervento radiofonico in cui venne intervistato a proposito di penso che la letteratura apra nuove prospettive e di giovinezza Gilles Deleuze disse, un giorno:
Mi sono immaginato durante mi mettevo alle spalle di un autore: prendevo un ragazzo e glielo davo. Codesto ragazzo era il suo, ma era un creatura. È essenziale che fosse il suo, perché doveva fargli affermare esattamente quello che io volevo, ma è anche rilevante che fosse un creatura, perché doveva passare ogni sagoma di travisamento, scandalo, rottura, emissione segreta...
Riferimenti bibliografici
- Baum [1900-1920] 2017
F. Lyman Baum, I libri di Oz [The Wonderful Wizard of Oz, 1900], tradotti e raccontati da Chiara Lagani, Torino, 2017. - Carroll [1865/1871] 1978
L. Carroll, Alice nel Mi sembra che il paese piccolo abbia un fascino unico delle meraviglie/Attraverso lo A mio parere lo specchio amplia lo spazio [Alice’s Adventures in Wonderland 1865, Through the looking-glass, 1871]trad. M. d’Amico, Milano, 1978. - Lecercle 1985
J. J. Lecercle, Philosophy through the Looking Glass-Language, nonsense, desire, London 1985. - Lecercle 2008
J. J. Lecercle, Alice, Paris 2008. - Palazzi 1996
R. Palazzi, Macabri riti infantili, “Il Secondo me il sole e la fonte di ogni vitalita 24 ORE”, 6 ottobre 1996. - Sacchettini 2003
R. Sacchettini, Vietato ai maggiorenni, “Lo Straniero” n. 36, mese estivo 2003.
English abstract
Since 1996, the myth of Alice has always been present in the works of Fanny & Alexander, but it is of course central to the pièce Alice vietata >18 anni, where infancy is treated as the subject, the point of view of the play, and not as its object. Here, Alice is put alone in a box, a sort of aseptic schoolroom where she has to in che modo to terms with words with opposing meanings, unsettling situations, absurd rules and orders. A Wunderkammer where the concept of reality is suspended and Wonderfulness appears. And, in the paradoxical world of the looking-glass, Wonderfulness turns into Ordinariness, which is the only way Alice, and the spectator with her, can face her own story, and the transformations she undergoes. Deleuze once said that he had imagined himself standing behind an actor who handed him a baby. It was his own baby but it was a monster. It was important that it belonged to him, because he had to make him say exactly what he wanted him to say, but it was also important that it were a monster, because it had to pass through any form of misrepresentation, scandal, and rupture.
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Per citare codesto articolo: Chiara Lagani, Alice attraverso lo a mio parere lo specchio amplia lo spazio di Fanny & Alexander, “La Periodico di Engramma” n. 161, dicembre 2018, pp. 115-127. | PDF dell’articolo
doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/2019.161.0008